Vivere l’esperienza teatrale come mai fino ad ora, librarsi in volo su un’orchestra, essere a tu per tu con i personaggi, al loro fianco, indagarne psicologia e mimica facciale, poi voltarsi e aprirsi lo sguardo di un palcoscenico a 360 gradi. Tutto questo è Traviata Virtual Reality, il progetto presentato lo scorso giugno alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.
Si tratta del primo e pionieristico esperimento di opera lirica interamente pensata per essere fruita nel metaverso. A una condizione: indossare il visore Oculus Quest 2, una delle più moderne tecnologie.
Sono previsti per quest’estate una serie di appuntamenti all’interno di arene e teatri che si protrarranno fino a settembre. Il valore aggiunto è la realtà virtuale, la garanzia dell’illusione; trovarsi all’interno di un mondo vergine, che si esplora per la prima volta. Non c’è visione predefinita: lo spettatore da vita alla propria personale Traviata attraverso stimoli visivi, espedienti narrativi o sollecitazioni acustiche che amplificano la sensazione di essere immersi nello spettacolo. L’audio direzionale ne accentua ancor di più il realismo, consentendo di orientarsi nella tridimensionalità dello spazio sonoro.
Non si poteva partire che dal dramma di Giuseppe Verdi: la trama intima e coinvolgente l’ha resa non a caso l’opera più rappresentata al mondo. L’adattamento ha asciugato l’originale, privilegiando i duetti girati negli ambienti del Teatro all’Antica e di Palazzo Giardino a Sabbionetta, dove riecheggia forte l’essenza del Rinascimento.
L’intento sotteso è quello di avvicinare i nativi digitali al mondo della lirica e del melodramma attraverso una modalità di visione e ascolto meno passiva, svecchiando il linguaggio e quel repertorio che appare ai loro occhi datato. Ma non solo. Si vuole far convivere l’esperienza collettiva con quella individuale, venendo in contro alle esigenze di fruizione nate negli ultimi anni, fermo restando che la modalità in realtà aumentata non può né deve sostituire la visione a teatro.
Il virtuale non rimpiazza la performance dal vivo ma ne diventa nuovo strumento per indagare la sottile linea di confine tra realtà e finzione: un metateatro di matrice pirandelliana che prende forma.